Focus opere

Abito scamiciato femminile, secolo XIX, Raccolta Giovanni Podenzana

L’abito, di fattura semplice e privo di decori, fa riferimento a un capo di uso quotidiano destinato a una giovane donna. Nei suoi singoli elementi compositivi, lo scialle da collo e l’immancabile grembiule, non differisce dall’abbigliamento di fine Ottocento tipico dell’area del territorio spezzino e della bassa Val di Magra, ma la veste scamiciata è scarsamente documentata per il nostro territorio. Podenzana, nelle sue annotazioni al catalogo del museo etnografico spezzino, indica come più frequente (ma non comune) la veste con la stessa foggia, ma in mezzalana pesante, per la stagione invernale. L’abito intero è realizzato interamente con la tela turchina nota localmente come budàna (destinata ad essere poi famosa, nella sua utilizzazione oltreoceano, con i termini di denim e jean). Questo tessuto, poco costoso e resistente, pensato per l’impiego nei lavori usuranti della campagna, era realizzato dalle tessitrici della Val di Vara, che confezionavano anche i capi cuciti. L’utilizzo più frequente della budàna turchina è testimoniato soprattutto per la confezione di gonne femminili e di calzoni da lavoro maschili estivi. Questa tipologia di abito, ancora ampiamente in voga ai tempi della raccolta sul territorio, non era di uso festivo ma quotidiano. In realtà in ambito rurale non esisteva un vero e proprio abito della festa; alla domenica o per le feste più importanti si variavano solo la camicia e il grembiule, scegliendoli fra quelli più fini e impreziositi da orli di pizzo al tombolo.

 

 

Croce pettorale, secolo XIX, Raccolta Giovanni Podenzana

La croce pettorale, di forma latina, è cava all’interno, con terminali a coda di rondine e braccia rastremate verso il centro.
Lungo il margine, che segue l’andamento a coda di rondine delle braccia, presenta una decorazione fitomorfa di foglie e fiori, mentre sul corpo delle braccia, la decorazione è sempre fitomorfa, sebbene più stilizzata.
All’incrocio delle braccia, si sviluppa una doppia rosetta a 16 petali, contornata da otto piccole foglie lanceolate e nel centro presenta un piccolo perno. Nell’incavo del terminale superiore, è saldato un anellino su cui se ne innesta un altro, con la funzione di passafilo. Sul nastro scorre un passante romboidale, cavo all’interno, formato da due tronchi di cono saldati insieme centralmente e lateralmente. Le due parti, speculari, sono decorate nella parte più esterna con una cornice perlinata e con una fascia di rosette, saldate ad una fascia leggermente concava, che costituisce il punto di maggior circonferenza del passante.

 

 

 

Telaio per fettucce, secolo XIX, Raccolta Giovanni Podenzana

Come altri strumenti legati al mondo femminile della filatura e della tessitura, i piccoli telai manuali o “pettini” con cui le donne realizzavano le fettucce, sono spesso decorati con intagli o piccole sculture a tutto tondo. Questa abitudine è legata agli oggetti che costituivano pegno di fidanzamento o doni del’uomo alla propria sposa. Spesso erano intagliati e decorati dallo stesso donatore, altre volte erano commissionati a qualche artigiano del paese oppure acquistati durante le fiere da ambulanti: molti degli oggetti di legno presenti nella collezione lunigianese di Giovanni Podenzana, infatti, possono essere attribuiti a manifatture gardenesi o comunque del nord italia, che erano diffuse in tutta la penisola e anche in Europa da venditori ambulanti. L’utensile era diffuso ovunque nella Lunigiana storica.